“Il domani appartiene a coloro che possono sentirlo arrivare” diceva una canzone di molti anni fa. I posti di lavoro, i mercati del lavoro e le economie stanno cambiando rapidamente: globalizzazione, tecnologia e servizi in crescita sono entrambi cause e sintomi. L’invecchiamento della popolazione e la diminuzione del numero di giovani, da un lato, e la migrazione di manodopera, dall’altro, influenzano la composizione della forza lavoro. In questo contesto, qual è il ruolo dell’istruzione e della formazione professionale (IeFP) in Europa nell’affrontare le sfide future?
Credo che si possano distinguere due visioni differenti, anche dal punto di vista Europeo, che sono però in antitesi tra loro:
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una pessimistica, in cui la Formazione Professionale è vista come una seconda scelta, quella di chi si accontenta di un lavoro meno attraente, meno qualificato e manuale, mentre le competenze più avanzate rimangono a favore dell’istruzione superiore. Questa narrativa prevede che l’automazione e la digitalizzazione portino ad una sempre maggiore polarizzazione del mercato del lavoro, riducendo l’importanza relativa delle competenze di medio livello tradizionalmente fornite dalla Formazione Professionale;
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una ottimista, in cui la formazione professionale viene vista come un’espansione ai livelli superiori e, in misura crescente, agli adulti, fornendo forme e luoghi di apprendimento diversificati e diventando sempre più rilevante per gli studenti di tutte le età. In questa narrativa, la formazione professionale diventa sempre più importante per rispondere alle esigenze di un mercato del lavoro orientato ai servizi, compensando in qualche modo gli effetti dell’automazione e della polarizzazione.
Dal mio punto di vista la realizzazione della visione più ottimistica passa attraverso due elementi fondamentali: da un lato il rafforzamento dell’apprendimento in contesto lavorativo e dall’altro l’incremento e l’apertura dei servizi di placement in modo ampio e non solo come servizio aggiuntivo fornito ai propri allievi.
Per rafforzare le modalità di Work Based Learning occorre sviluppare costantemente l’apprendistato con un’attenzione maggiore sia agli allievi più giovani che all’istruzione superiore.
In prospettiva di lungo termine i percorsi di istruzione e formazione saranno sempre più flessibili riducendo progressivamente gli ostacoli alle transizioni da contesti lavorativi differenti in una continua alternanza tra l’apprendimento e il lavoro. Quest’ultima affermazione ci ricorda l’importanza di un sempre maggiore spostamento dai risultati dell’apprendimento non solo da un punto di vista tecnico professionale, ma verso una maggiore enfasi sulle competenze trasversali.
La Formazione professionale potrà avere sempre di più il ruolo di abilitare i propri utenti a partecipare pienamente alla società e diventarne cittadini attivi e forse questo ruolo, da un punto di vista sociale, supera anche quello di preparare ad un’occupazione specifica.
Sono infatti convinto che lo sviluppo e la crescita della persona e la cittadinanza attiva siano una caratteristica indispensabile di ogni tipo di apprendimento futuro, anche per le opportunità che questi valori possono portare alle stesse imprese.
A fronte delle considerazioni precedenti e rimanendo sempre nella visione più ottimistica della realtà (non potrei fare altrimenti) ritengo che gli scenari futuri della formazione professionale possano essere delineati attraverso una risultante composta da una somma di due dimensioni/tensioni importanti: la formazione pluralistica rispetto alla formazione specifica (ritagliata su misura); la formazione accademica rispetto alla deriva professionale.
Nella formazione pluralistica, i sistemi di istruzione e di formazione professionale vengono visti in modo analogo e quasi completamente sovrapposto; il modello pluralistico si avvicina di più al modello scolastico piuttosto che alle “academy” aziendali. Al contrario, la formazione specifica, quasi ritagliata su misura dalle richieste del mondo del lavoro e degli utenti, è assimilabile ad un ritorno alle “radici tradizionali” dove i percorsi formativi nascevano sulla base delle esigenze delle imprese.
La formazione accademica implica che i programmi e le attività formative siano meno orientati al lavoro e alla pratica, dando la priorità alle competenze di base ed alle materie generali. Per contro, la deriva professionale, comporta un orientamento più forte per la pratica e il lavoro.
Lo scenario che ritengo più interessante, che dà un peso maggiore alla formazione specifica ed una attenzione alla professione, è quello che mette al centro le competenze professionali e l’impiegabilità delle persone. In questo scenario è necessario organizzare la Formazione Professionale attorno ai requisiti e alle identità di professioni chiaramente definite. Ciò garantisce uno stretto legame con il mercato del lavoro ed evidenzia la necessità di un importante equilibrio tra il sistema di formazione, i datori di lavoro ed i sindacati.
Questo scenario presuppone la scelta di una elevata priorità all’apprendimento basato sul lavoro ed alla pratica, al punto di farlo diventare lo standard fondativo della formazione professionale, considerandolo come la base per la futura innovazione sia nell’apprendimento delle persone che nelle carriere professionali. Proprio nel Work Based Learning la formazione professionale si giocherà il suo ruolo “vocazionale”: nella capacità di utilizzare il lavoro come esperienza educativa, fornendo strumenti di rilettura, approfondimento e consolidamento delle esperienze acquisite in contesto lavorativo.
La riflessione sullo scenario proposto, mi porta anche a riflettere sull’incremento e l’apertura dei servizi di placement, che possono diventare il reale valore aggiunto con il quale la formazione professionale può differenziarsi da altre agenzie per il lavoro. Penso che gli utenti che frequentano i nostri percorsi di formazione non hanno acquisito esclusivamente le competenze tecnico professionali per esercitare il lavoro, ma hanno fatto con noi un percorso di crescita personale che può costituire la base di competenze trasversali e personali sulle quali costruire ponti per l’accesso al lavoro. E’ su questo tipo di crescita che sarà possibile dare continuità ai sempre più frequenti cambiamenti del lavoro. I servizi di placement, alimentati dal supporto economico delle istituzioni sui servizi al lavoro e sulla formazione, diventeranno la strada attraverso la quale raggiungere una nuova tipologia di cliente, le imprese, con le quali consolidare rapporti già intrapresi ed attivati per le esigenze formative.
Marco Muzzarelli