“Osservare il passato per costruire il futuro” è la frase che fa da riferimento ad una riflessione più ampia in termini di “lavoro che serve” e di formazione che diventa un cantiere di innovazione.
Soprattutto all’interno della formazione professionale è inevitabile osservare come l’istruzione si stia sempre più orientando verso una formazione di “Academy” (una formazione che l’azienda propone a tutti coloro che sono interessati ad inserirsi all’interno del loro organico), dove la pratica consolidata è quella dell’apprendere facendo, all’interno di una sorta di rivoluzione sociale dove i percorsi di inclusione e sviluppo intorno al lavoro sono al primo posto.
Secondo la definizione della società di consulenza Roland Berger: l’“Industry 4.0” è l’insieme di tecnologie che accompagneranno la cosiddetta 4° rivoluzione industriale, basata sulla digitalizzazione e interconnessione di tutte le unità produttive presenti all’interno di un sistema economico (Roland Berger, 2014), siamo dunque di fronte a un processo di trasformazione digitale che prevede un cambio di paradigma: non solo cambia la tecnologia ma cambiano i modelli organizzativi di società, di economia e di conseguenza di formazione al lavoro.

Occorre educare alla capacità adattiva, avere una nuova forma di pensare, educare alla partecipazione, alla formazione continua, all’apprendimento di competenze e skills. Occorre un nuovo approccio al lavoro che comporta anche una riflessione su come sia possibile accompagnare i giovani al mondo del lavoro.
“Se si escludono gli istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la miglior approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono.”(Primo Levi, La chiave a stella, Roma, Einaudi, 1978).

Come è possibile avvicinare i giovani al mondo del lavoro all’interno di questa prospettiva di rivoluzione sociale? E’ possibile se si intende il lavoro sempre più come percorso e non semplicemente come “posto”, se si prova a favorire una esperienza di socializzazione, che coinvolge un “ecosistema educativo” formato da una rete molto ampia: scuola, formazione, oratori, associazioni, famiglie, imprese. E’ possibile se si presta attenzione ad un orientamento alle scelte formative e professionali, è possibile se si punta sulle competenze e qualità personali in un approccio definito “capabilitiesapproach”.
La formazione professionale è abituata a rincorrere i cambiamenti delle professioni, eppure in questa velocità di cambiamento il concetto di fabbisogno formativo muta di continuo.

Quali riferimenti allora, quali modelli in questi cambiamenti riusciranno ad interpretare il futuro mentre  starà emergendo? L’unica risposta a questa domanda è quella di stare dentro al cambiamento per intercettarne lo stesso e di scommettere sull’educazione, di scommettere sull’uomo perché, come dice il sociologo Daniele Marini, i lavoratori da tempo sono «fuori classe» ed è fondamentale non perdere di vista, oltre alla dimensione strutturale (regolativa ed economica), la dimensione spirituale, aiutando così la persona a stare all’interno del contesto sociale.
E’ attraverso le riflessioni di Antonio Sansone – Segretario Regionale FIM CISL e di  Alessandro Svaluto Ferro – Direttore dell'Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro della diocesi di Torino (Vd. Cambiamenti a tempo indeterminato, http://www.alessandrosvalutoferro.it/2018/08/cambiamenti-a-tempo-indeterminato-parte-prima/ che, per riflettere in termini di educazione e di formazione professionale, stiamo provando ad ampliare i nostri orizzonti di pensiero all’interno di quello che abbiamo definito il paradigma 4.0.
La stessa Costituzione ci ricorda il diritto del lavoratore a partecipare all’organizzazione dell’impresa e la profonda connessione del cittadino con la dimensione spirituale.
Art.4. “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. (La Costituzione della Repubblica Italiana, Principi Fondamentali).
Gretel Cecchin